
La pensione rappresenta un trampolino di lancio verso una nuova vita, fatta di passioni e di hobby che, durante il periodo lavorativo, sono state messe da parte per il poco tempo a disposizione. Non è possibile, tuttavia, andare in pensione se non si rispettano determinati requisiti d’età, anagrafica e contributiva. Approfondiamo l’argomento!
Età pensionabile: cosa è?
Per alcuni lavoratori la possibilità di accedere ai benefici della pensione rappresenta una gioia bramata per anni, per altri, al contrario, rappresenta uno stravolgimento dell’amata routine. Le implicazioni che la pensione comporta, tuttavia, non riguardano solo la vita sociale della persona ma includono anche un aspetto fiscale e normativo.

L’età pensionabile, in particolare, è uno dei requisiti fondamentali, previsti dalla legge vigente, per poter smettere di lavorare attivamente, percependo comunque una somma mensile. Si tratta della soglia di età anagrafica al di sotto della quale si è costretti a proseguire la propria attività lavorativa e il versamento di contributi ad essa correlato.
Questo valore non è fisso, ma variabile in base ai dati ufficiali relativi alla speranza di vita media, come approfondiremo nei paragrafi che seguono. Un altro requisito fondamentale che consente ai lavoratori di accedere alla pensione è, poi, l’età contributiva, ovvero il numero di anni in cui si sono versati i contributi.
Età pensionabile e contributiva: i valori attuali
Come accennato in precedenza, il valore dell’età pensionabile non è fisso. Al contrario, questo viene regolarmente aggiornato tramite modifiche della normativa vigente, in base ai valori registrati da dati statistici ufficiali riguardanti la speranza di vita media della popolazione. Il motivo? Rendere sostenibile il sistema pensionistico e ridurre le possibilità di collasso.

Attualmente, l’età pensionabile sembrerebbe essere stabilita a 67 anni, sia per gli uomini che per le donne. Attenzione, però! Come accennato in precedenza, non è solo l’età anagrafica a sancire il momento in cui si può accedere alla pensione. Dobbiamo, per questo, citare anche il valore d’anni contributivi previsti.
Questo si attesterebbe a 20 anni per lavoratori e lavoratrici di tutta Italia. Le soglie appena citate sembrerebbero essere state stabilite qualche anno fa e non rappresenterebbero, quindi, una novità in ambito pensionistico. Proprio per questo motivo potremmo aspettarci dei cambiamenti e degli adeguamenti nel prossimo futuro, con l’introduzione di nuove soglie.
Se venisse abolita l’età pensionabile, cosa succederebbe?
Visto il delicato ambito di applicazione, quella dell’età pensionabile è una area di dibattito frequente sia in ambito politico che in ambito economico. Ti sei mai chiesto cosa succederebbe se questa soglia venisse completamente abolita? Quali sarebbero gli svantaggi e i vantaggi derivanti da questa scelta? Proviamo ad analizzare le varie prospettive.

L’eliminazione dell’età pensionabile si tradurrebbe nella rimozione di un limite fissato e prestabilito che consentirebbe di poter accedere alla pensione in maniera anticipata e in base alle scelte personali e alle esigenze del lavoratore o della lavoratrice. I fattori che entrerebbero maggiormente in gioco, quindi, sarebbero differenti. Quali?
Le condizioni di salute, l’anzianità contributiva, la situazione economica e, per finire, la scelta etica e personale. Si avrebbe un cambiamento radicale nell’approccio al lavoro che acquisirebbe una maggiore libertà individuale, in grado di permettere ai lavoratori di conciliare al meglio la propria vita lavorativa con quella privata.
Un futuro senza età pensionabile è possibile?
Nonostante per alcuni questo prospetto futuro possa presentare solo vantaggi e rappresentare, al contempo, una vera e propria forma di democrazia e giustizia sociale, potrebbe in realtà celare dei risvolti più o meno negativi da non tralasciare. Sicuramente uno di questi riguarda l’alterazione dell’equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati.

Il mantenimento di un equilibrio tra le due categorie è fondamentale per evitare il collasso del sistema pensionistico, proprio per questo motivo non è possibile tralasciare questo aspetto. Inoltre, una condizione come quella prospettata, potrebbe passare da essere una scelta democratica ad una condizione di rischio di emersione di disuguaglianze sociali, soprattutto per chi ha avuto un percorso lavorativo discontinuo.
La chiave di lettura che, quindi, l’abolizione dell’età pensionabile dovrebbe assumere non è tanto quella di rappresentare un’anarchia ma quella di permettere una maggiore flessibilità per i lavoratori in modo tale di introdurre la possibilità di scegliere personalmente di andare in pensione anticipata, percependo delle somme mensili più basse o, al contrario, continuare a lavorare fino a tarda età per aumentare gli importi percepiti.