Questo quiz per concorso pubblico mette in crisi la maggior parte dei candidati: lo supererai?

Negli ultimi anni i test di logica hanno invaso i concorsi pubblici. Non sono più un’aggiunta, ma una costante. Vengono messi all’inizio, talvolta come sbarramento. In senso? Capire se uno sa ragionare in modo lineare, rapido e senza cadere in tranelli. Non importa che lavoro farai: infermiere, archivista, funzionario forestale. La logica ormai è diventata una specie di biglietto di ingresso.

Un esempio di quiz che puoi trovare

I quiz non chiedono conoscenze tecniche, ma abilità astratte. Tipico esempio: se vai a dormire alle 6:40 e imposti la sveglia alle 7:30, quante ore dormi? A prima vista sembra banale, poi ci si inciampa. La risposta corretta è 0 perché entrambi gli orari sono mattutini. La confusione nasce perché molti pensano che ci sia di mezzo la notte. Ma la notte, in questo caso, è già passata.

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Quel che spiazza è proprio la semplicità apparente. Il cervello cerca significati nascosti dove non ci sono. E mentre si perde in interpretazioni, il tempo scorre. I test sono a tempo, e questo aggiunge pressione. Anche chi ha una mente attenta può incappare in errori banali. Non per ignoranza, ma per ansia. C’è chi sa tutto ma, sotto stress, si confonde.

Molti candidati si allenano su batterie infinite di quiz. App da cellulare, libri con 1000 domande, corsi online. Alcuni migliorano, certo. Ma non è detto che quel miglioramento corrisponde a una reale preparazione al lavoro. C’è il rischio di addestrare il cervello come si fa con un cane. Risponde ai comandi, ma poi sul campo magari non sa gestire niente.

La ripetizione delle domande

In compenso, i test sono gentili. Non c’è commissione che possa dire questo mi sta simpatico. Il punteggio è quello. Sai risolvere l’enigma o no. In un paese dove i favoritismi hanno lasciato segni, questa neutralità ha il suo peso. Anche se poi, finito il quiz, subentrano altri filtri meno limpidi. Ma almeno per quel tratto, la selezione è abbastanza equa.

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Un altro aspetto curioso è che le domande tendono a ripetersi. Alcune tornano come il prezzemolo. Quella della sveglia, ad esempio, salta fuori mille versioni. Cambiano gli orari, ma la trappola è la stessa. Talvolta viene mascherata con un linguaggio diverso, ma il tranello è lì, pronto a farti cadere. Chi ha già visto la domanda, la risolve in due secondi. Gli altri sudano freddo.

A volte sembrano indovinelli da bar. Da settimana enigmistica. Ma nascondono un intento serio: valutare la flessibilità mentale. Alcuni riescono a girare il problema come un cubo di Rubik. Altri si incastrano nel primo lato e li restano. Non è una questione di cultura, ma di abitudine a ragionare fuori dagli schemi. E anche, perché no, di una certa inclinazione al pensiero laterale.

I quiz possono penalizzare?

La preparazione è importante, ma non basta imparare le risposte a memoria. Bisogna capire il meccanismo. I quiz non vogliono risposte meccaniche, vogliono ragionamento. Chi riesce a tenere la mente lucida, anche sotto pressione, parte avvantaggiato. Ma non è semplice. Il timer scorre, i minuti sembrano secondo. Il cervello si offusca, il cuore accelera. E intanto il foglio resta bianco.

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Alcuni sostengono che i quiz penalizzino i più riflessivi. Chi ha bisogno di tempo per pensare si ritrova tagliato fuori. Può sembrare un’ingiustizia, ma il mondo del lavoro è pieno di scadenze. E quindi, bisogna anche saper essere rapidi. Certo, è una visione pragmatica, forse un po’ spietata. Ma difficile da ribaltare.

I quiz sono entrati pure nelle selezioni aziendali, non solo nei concorsi pubblici. Aziende grandi e piccole li usano per fare scremature iniziali. Alcuni quiz sembrano usciti dal cilindro di un prestigiatore, con logiche che sfiorano l’assurdo. Ma servono a vedere come reagisce una persona ha un problema nuovo. Anche se il problema è se non ha nulla a che fare col lavoro.

Per concludere l’argomento

C’è chi si diverte a risolverli, anche fuori dai concorsi. Ci sono video, giochi, app, e dei canali appositi. Alcuni propongono “10 test di logica che sbaglierai di sicuro”, e spesso ci azzeccano. Non è solo questione di cultura, ma di attenzione. Il cervello, ingannato da una formulazione apparentemente semplice, inciampa. E si finisce per dare risposte completamente sballate, che poi fanno sorridere a posteriori.

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Il rischio è che tutto diventi una specie di gara a chi memorizza più tranelli. Ma il punto non è quello. Serve equilibrio. Un quiz ben fatto non è una trappola, è un esercizio di chiarezza. Dovrebbe premiare chi ragiona con ordine, anziché chiedere a letto 100 volte la stessa domanda. Ma purtroppo, talvolta, la differenza è sottile. E non sempre il più meritevole passa.

In definitiva, i test di logica sono strumenti utili, ma non infallibili. Hanno senso, possono aiutare a fare una selezione preliminare, certo. Ma poi serve altro. Competenze reali, capacità relazionali, esperienza. I quiz sono solo una parte del quadro. E come ogni parte, non dovrebbero mai far passare in secondo piano il tutto. Anche perché il lavoro vero comincia dopo.

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